Libri e viaggi

Selezione di storie e racconti di Autori Antichi, qua e là viaggi e libri vintage

Natale in avvicinamento? Un regalo per aguzzare la mente e la vista e per rilassarsi; giochi, pagine da colorare, labirinti, Sudoky, vari livelli e difficoltà.

Una nuova storia

La regina delle api

di Charles Perrault

C’erano una volta due figli di re, che se n’andarono in cerca di avventure e si dettero tanto allo stravizzo e alla pazzia, che non tornarono più alla casa paterna. Il fratello loro più piccolo, chiamato lo sciocchino, si mise alla loro ricerca; ma quando gli ebbe trovati, si vide rider sul muso dai due scapati, perchè, dicevano, egli avea la dabbenaggine di volersi dirigere in un mondo nel quale tutti e due s’erano perduti, pure avendo tanto più giudizio di lui.
Si misero insieme in cammino e trovarono un formicaio. I due più grandi voleano metterlo sossopra, per divertirsi allo sbandamento e alla fuga delle formiche; ma lo sciocchino disse:
— Lasciate in pace le povere bestiole; non voglio che le disturbiate.
Più in là trovarono un lago, sul quale nuotavano non so quante anitre. I due più grandi fecero per pigliarne una coppia per poi arrostirle; ma il giovane si oppose dicendo:
— Lasciate in pace le povere bestie, non voglio che le uccidiate.
Ancora più in là, videro in un albero un nido di api, così pieno di miele che se ne vedea colare lungo il tronco. I due più grandi voleano accendere una fiammata per affumigar le api e impadronirsi del miele. Ma lo sciocchino li trattenne, e disse:
— Lasciatele in pace, non voglio che le bruciate.

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Arrivarono finalmente in un castello, dove le scuderie erano piene di cavalli cambiati in pietra. Non c’era anima viva. Traversarono tutta la sala e urtarono in fondo ad una porta chiusa con tre serrature. In mezzo alla porta ci era un finestrino, dal quale vedeasi un appartamento. Un omicciatolo dai capelli grigi stava seduto ad una tavola. Lo chiamarono una e due volte, ma quegli non si mosse; alla terza, si alzò, aprì e andò loro incontro. Poi, senza aprir bocca, li menò ad una tavola lautamente imbandita, e, dopo fattili mangiare e bere, assegnò a ciascuno una camera da letto.

La mattina appresso, si presentò il vecchietto al fratello maggiore, e fattogli segno di seguirlo, lo condusse davanti a un tavolone di pietra, sul quale erano scritte tre prove nelle quali bisognava riu-scire per liberare il castello dall’incantesimo. La prima era di cercar nell’erba, in mezzo ai boschi, le mille perle della principessa che vi erano state seminate: e se mai chi le cercava non le avesse tutte trovate prima del tramonto del sole, sarebbe stato cambiato in pietra. Il più grande dei fratelli passò tutto il giorno a cercar le perle; ma, venuta la sera, non ne aveva trovato più di cento, e fu cambiato in pietra, come stava scritto sulla tavola. Il giorno appresso, toccò al secondo fratello; andò, cercò, trovò duecento perle soltanto, e fu anch’egli cambiato in pietra.

Venne finalmente la volta dello sciocchino. Si diè il poveretto a cercar nell’erba, ma essendo la fatica lunga e difficile, cadde a sedere sopra un sasso e si mise a piangere. Quand’ecco, che è, che non è, arriva il re delle formiche, al quale lo sciocchino avea salvato la vita, seguito da cinquemila sudditi, e in meno di niente gl’industri animaletti ebbero raccolto e ammonticchiato le perle.

La seconda prova consisteva nel ripescare dal fondo del lago la chiave della camera della principessa. Accostatosi appena il giovane, le anitre da lui salvate gli vennero incontro, si tuffarono nell’acqua e tornarono a galla con la chiave.

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L’ODORE DELL’INDIA

Prima edizione

di Pier Paolo Pasolini

Il Libro Di Christine

di H. Christian Andersen

Ma la terza prova era la più difficile: bisognava riconoscere la più giovane e la più bella delle tre principesse addormentate. Tutt’e tre si assomigliavano a capello: unica cosa che le distinguesse era questa, che prima di addormentarsi la prima aveva mangiato un pezzettino di zucchero, la seconda aveva bevuto un sorso di sciroppo e la terza ingoiata una cucchiaiata di miele. Ma la regina delle api, che il giovane aveva salvato dal fuoco, venne in suo soccorso: andò a fiutare la bocca delle tre principesse, e si fermò sulle labbra di quella che aveva ingollato il miele: così il principe sciocchino la riconobbe. Allora, l’incanto fu distrutto, il castello si destò dal magico sonno, e tutti quelli che erano cambiati in pietra ripresero la forma umana.
Sciocchino, per sciocchino che fosse, sposò la più giovane e la più bella delle principesse e fu coronato re dopo mortogli il padre. Gli altri due fratelli poi sposarono le due altre sorelle.


Charles Perrault – Le Fiabe della Nonna – Stab. Tip. F. Fazi 1910

Il vecchio nonno e il nipotino

di Charles Perrault

 C’era una volta un povero vecchio, che avea gli occhi appannati, duro l’orecchio e deboli le ginocchia. A tavola reggeva a mala pena il cucchiaio; versava il brodo sulla tovaglia, e qualche volta anche se lo facea colar dalla bocca. La moglie del figlio, e il figlio stesso, n’erano a tal segno nauseati che lo relegarono dietro la stufa, dove gli davano da mangiare una misera pietanza in una vecchia scodella di creta. Spesso spesso il vecchio avea le lagrime agli occhi e guardava malinconico verso la tavola.

Un giorno, dalle mani tremolanti gli cadde la scodella e si ruppe. La giovane andò in bestia e lo sgridò, nè il pover’uomo osò fiatare, contentandosi di abbassar la testa. Gli fu comprata per due soldi una scodella di legno, e in questa gli si serviva il pasto.

🖋📝🖊La rivincita di Yanez 🖋📝🖊

di Emilio Salgari

Libro usato vintage, Anno edizione 1930, Pagine 317 p., ill.

🌟I racconti delle fate🌟

di Charles Perrault

Pochi giorni dopo, il figlio e la nuora videro il loro bambino, che aveva solo quattro anni, occupato a raccogliere delle assicelle per terra.
— Che fai costi? gli domandò il babbo.
— Voglio fare una tinozza, rispose il piccino, per dar da mangiare a te e alla mamma, quando sarete vecchi.

🌟Fiabe🌟

di Luigi Capuana

👀L’Australia👀

🌅L’Australia🌄 Libro raro e introvabile

Marito e moglie si guardarono un momento in silenzio, poi si misero a piangere, ripresero il vecchio a tavola, e d’allora in poi lo fecero sempre mangiar con loro, senza mai più sgridarlo.

Charles PerraultLe Fiabe della Nonna – Stab. Tip. F. Fazi 1910

La Gatta bianca (Parte I)

di Carlo Collodi

… Prima di mettersi in viaggio i tre fratelli andarono a un castello, discosto appena un miglio dalla città. Menarono seco gli amici e fecero gran baldoria, giurandosi tutti e tre amicizia eterna, e restando intesi che in questa faccenda avrebbero ciascuno tirato avanti per il fatto suo, senza gelosie e rancori, e che in ogni caso il più fortunato avrebbe sempre tenuto a parte gli altri due della sua fortuna.
E così partirono, dopo aver fissato che al ritorno si sarebbero ritrovati nello stesso castello, per poi recarsi tutti insieme dal Re.
Non vollero con sé nessuno, e cambiarono di nome per non essere riconosciuti.
Ciascuno prese una via diversa. I due maggiori ebbero molte avventure; ma io racconterò soltanto quelle del minore. Il quale era grazioso, d’umore allegro e piacevole, una bella testa, fisonomia signorile, fattezze regolari, bei denti e moltissima destrezza in tutti quegli esercizi, che completano l’educazione di un gentiluomo. Cantava con gusto, suonava il liuto e la chitarra da incantare, maneggiava la tavolozza, era insomma un cavaliere compitissimo e di un coraggio che rasentava la temerità.
Non passava giorno che non comprasse cani grandi, piccoli, levrieri, bulldogs, da caccia, spagnuoli, barboni. Se ne aveva uno bello e ne trovava un altro più bello, lasciava il primo per tenersi l’altro: perché gli sarebbe stato impossibile, solo com’era, di menarsi dietro trenta o quarantamila cani; ed egli non voleva con sé nessuno strascico di gentiluomini o di servitori o di paggi.
Camminava e camminava, senza sapere neanche lui dove andasse, quand’ecco che una volta si trovò sorpreso dalla notte, dai tuoni e da un gran rovescio d’acqua nel mezzo d’una foresta, dove non raccapezzava più nemmeno la strada che doveva fare.
Prese il primo viottolo che gli capitò fra i piedi, e dopo aver camminato un pezzo, poté scorgere un po’ di luce; e da questa si figurò che, non molto lontano, ci dovesse essere qualche casa, dove avrebbe potuto mettersi al coperto fino al giorno.
Guidato così da quella po’ di luce che vedeva, giunse alla porta di un castello, il più magnifico che si possa immaginare. La porta era d’oro, coperta di carbonchi, il cui bagliore limpido e smagliante illuminava tutti i dintorni.
E questa era la luce che il Principe aveva veduto di lontano. I muri erano di porcellana trasparente sulla quale, dipinta in colori, si vedeva la storia di tutte le fate dalla creazione del mondo in poi; né vi erano dimenticate le famose avventure di Pelle d’Asino, di Finetta, del Mela-rancio, di Graziosa, della Bella addormentata nel bosco, di Serpentino Verde e di cent’altri.
Gli fece grandissimo piacere di riconoscervi anche il Principe Folletto, perché era suo zio all’uso di Brettagna.
La pioggia e la stagione indiavolata gli levarono la voglia di trattenersi più a lungo in un luogo, dove si bagnava tutto fino all’ossa, senza contare che dove non giungeva il riflesso luminoso dei carbonchi, non ci si vedeva proprio di qui a lì.
Tornò alla porta d’oro, e vide uno zampetto di capriolo attaccato in fondo a una piccola catena tutta di diamanti: e non poté di meno di restare a bocca aperta, non tanto per la magnificenza di quel cordone da campanello, quanto per la gran sicurezza colla quale vivevano in quel palazzo.
“Perché”, faceva egli a dire, “che ci vorrebbe per i ladri a staccare la catenella e portar via i carbonchi? Sarebbe il vero modo di diventar ricchi una volta per tutte.” … (Continua la prossima volta)

Carlo CollodiI Racconti delle fate – Biblioteca Bemporad per i Ragazzi – 1932.

La Bella dai capelli d’oro (Parte I)

di Carlo Collodi

… Per cui non volle gradire né i diamanti né le altre cose; e solo per non scontentare il Re, accettò una carta di spilli d’Inghilterra.
Quando l’ambasciatore fu tornato alla capitale dove il suo Re lo aspettava con tanta impazienza, tutti rimasero male dal vedere che non avesse condotto seco la Principessa, e il Re si messe a piangere come un ragazzo, né c’era verso di consolarlo.
Si trovava lì, alla Corte, un giovinetto bello come il sole, il più grazioso di tutti gli abitanti del Regno. A cagione appunto delle sue belle maniere e del suo spirito, lo chiamavano “Avvenente”.
Tutti gli volevano bene, meno gli invidiosi, che si rodevano dalla rabbia perché il Re lo colmava di favori e lo metteva a parte d’ogni suo segreto.
Accade che Avvenente si trovò in un crocchio di persone, che parlavano del ritorno dell’ambasciatore e dicevano che non era stato buono a nulla; allora egli disse, senza badarci tanto né quanto:
“Se il Re avesse mandato me dalla Bella dai capelli d’oro, son sicuro che ella sarebbe venuta meco”.
Senza metter tempo in mezzo quei malanni risoffiarono subito queste parole al Re e gli dissero:
“Sapete, o Sire, che cosa ha detto Avvenente? ha detto che se aveste mandato lui dalla Bella dai capelli d’oro, egli si riprometteva di condurla seco. Vedete quant’è maligno! e’ pretende di essere più bello di voi, e vorrebbe dare ad intendere che la Principessa si sarebbe tanto invaghita di lui, da seguitarlo da per tutto”.
Ecco il Re che va in bestia e si riscalda in modo da perdere il lume degli occhi: “Ah! ah!”, egli dice, “dunque questo bel mugherino si piglia giuoco della mia disgrazia? dunque si stima da più di me? Olà: mettetelo subito nella gran torre, e che lì ci muoia di fame”.
Le guardie del Re andarono da Avvenente, il quale non si ricordava nemmeno di quello che aveva detto: lo trascinarono in prigione e gli fecero mille angherie. … (Continua la prossima volta)

Carlo CollodiI Racconti delle fate – Biblioteca Bemporad per i Ragazzi – 1932.

I regali degli gnomi (Parte I)

di Charles Perrault

… Il fabbro ferraio entrò nel cerchio senza esitare un momento; aveva la schiena alquanto curva ed era temerario come tutti i gobbi. Il sarto invece, spaurito alla bella prima, si tenne indietro, ma quando vide che tutti rideano e si spassavano, si fece coraggio ed entrò anche lui. Di botto, rinchiusosi il cerchio, gli omicciattoli ripresero a cantare e a ballare, spiccando salti prodigiosi, ma il vecchio, afferrato un coltellaccio che aveva alla cintola, si diè ad affilarlo e poi si voltò verso i due nuovi venuti. Figurarsi la loro paura! In un lampo il vecchio agguantò il fabbro ferraio e con due o tre botte gli tagliò interamente barba e capelli; poi, senza perder tempo, fece lo stesso al sarto. Finito che ebbe, battè loro amichevolmente sulla spalla, come per dire che aveano fatto benissimo a lasciarsi radere senza opporre resistenza. Indicò poi col dito un mucchio di carboni che sorgeva poco discosto, e fece intendere a segni che se ne empissero le tasche. Obbedirono tutti e due, senza sapere che ne avrebbero fatto di quel carbone, e si rimisero in cammino cercando un qualunque ricovero per la notte. Arrivando nella valle, sentirono la campana d’un convento battere la mezzanotte: nel punto stesso, tacque il canto, tutto disparve, ed essi non altro videro che la collina deserta rischiarata dalla luna. … (Continua la prossima volta)

Charles PerraultLe Fiabe della nonna – Versione italiana di F. Verdinois
Società Editrice Partenopea – 1910.